IL DECLINO. ( di Wanda De Giorgis )

                                                                

                                                                                 Antonio Fontanesi              

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Il declino

Per lungo tempo a lei proprio non ci pensavo mai.  E’ stata lei a non dimenticarsi di me, anche se me ne stavo, opportunamente, defilata come se la cosa non mi riguardasse.  Mi è piombata addosso all’improvviso, velocemente e mi ha costretto a una convivenza che mi pesa, anche se non posso far altro che accettarla. E’ una convivenza non sempre facile fatta soprattutto dismemoratezze  smarrimenti e distrazioni, reali o di comodo, che ti costringono a prendere coscienza dei tuoi limiti, quando perdi i colpi, dei tuoi riflessi lenti, ad adeguarti a essi, a guardarti da vicino e a riconoscerti anche se certamente preferiresti che non fossero entrati nella tua vita, nei tuoi tempi, che non sono più quelli di una volta.  Parafrasando un noto personaggio, dico : “Ma di che cosa sto parlando? “  Della vecchiaia, tappa importante.  Certo l’argomento non è molto piacevole e questa parola non ha proprio niente di poetico o di avvincente. Provo a definirla con un altro termine? Declino? Cioè fase di decadenza, discesa, tramonto?   Il significato non cambia molto :  tramonto va già meglio.  Un tramonto ha un suo fascino, una sua particolare bellezza  In questo caso, però, bisogna aguzzare la vista per vederla.   Ho accennato alla  smemoratezza, parola persino dolce, è più accettabile di appariscente perdita della memoria, sulla quale incombe l’Alzhelmer, o, nella migliore delle ipotesi lademenza senile.  Ho usato anche i termini persino patetici, smarrimento e distrazioni, che preferisco a breve stato confuionale, verificabili in queste occasioni: “ Che cosa sono venuta a fare di corsa in questa stanza? Che sto cercando? “   Come si chiama quella signora che per strada mi ha salutato?  Il suo nome l’ho sulla punta della  lingua, ma…. Certo la conosco, chi sarà? “   “ E qual’è la trama del film che ho visto solo ieri sera alla TV e che mi ha persino commosso, fatto che ormai mi capita raramente mentre prima ( quanti secoli fa? ) partecipavo con maggior interesse e avevo le lacrime in tasca? “   “ E dove mai avrò ficcato il foglietto giallo ( post it ) con la nota delle commissioni che oggi dovrei assolutamente sbrigare? Ricordo di aver pensato, lo metto qui perchè così lo trovo subito, ma qui dov’è?  E perchè,  nel momento meno opportuno, e non capirò mai con quale utilità, mi ritorna in mente una poesia di Pascoli imparata a memoria quando frequentavo le scuole elementari negli anni trenta, e non ricordo che giorno è oggi anche se quando mi sono alzata dal letto ho diligentemente guardato il calendario? “ Quello che va fatto, fallo subito, altrimenti te lo dimentichi, consigliava saggiamente, qualcuno.  Giusto, ma le cose da fare che ti vengono in mente tutte in una volta sono cento,  come te la cavi?  Anche se hai a portata di mano carta e penna non ce la fai ad afferarle perchè, fuggevolmente, come sono arrivate se ne vanno…. forse ti faranno la cortesia di ritornare, forse no.  Comunque,  prima di dichiararmi in vendita per fine stagione, cercherò con spirito di resistenza, di non arrendermi alla passività senile, di non ripiegarmi su me stessa, mi organizzerò meglio facendo mie  le parole di Pascal; “….c’è abbastanza luce per chi vuol vedere….” , perchè vorrei continuare a vedere, esserci, pensare, ascoltare, sia pur in un silenzio intimo e profondo, la mia voce e tutte le altre voci, alcune melodie che vanno diritte al cuore, prima che il tutto si spenga a poco a poco come si spegne il lumino di un cero e non considerare il tempo che mi resta come se fosse solo sabbia che inesorabilmente scorre in una clessidra.  Mi piacerebbe potermi consapevolmente congedare, prima di essere congedata per demotivazione, disinteresse, straniamento nei confronti della vita.  Vorrei continuare a coltivare interessi, sollecitare informazioni e rievocazioni.  Peccato che quando avrò imparato a dare importanza solo alle cose che veramente contano, lasciando scivolar via lo zapping di sciocchezze, sarò ormai arrivata alla cerimonia degli addii, cioè avrò raggiunto la cima della scala che più o meno  faticosamente ho salito in tanti anni.  Gradino dopo gradino.  Probabilmente su ognuno di essi sono rimasti appesi tanti ricordi di giorni belli dimenticati – che peccato! -  e di giorni brutti fortunatamente caduti nell’oblio,  ma che hanno lasciato il segno.

Comunque scrivere di sè può essere vivere oltre la fine, farsi sentire almeno dopo quando non si è stati ascoltati prima.      Io ci provo.

                                            Wanda De Giorgis

 

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8 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. giselzitrone
    Ott 12, 2012 @ 13:05:03

    Schönes Bild passt in diese Jahreszeit.Wünsche ein glückliches schönes weekend lieber Gruss Gislinde.

    Rispondi

  2. Teresa
    Ott 13, 2012 @ 12:04:15

    E’ vero, si scrive spesso per farci ascoltare…ma non c’è peggior sordo di non vuol sentire…quindi anche gli scritti non vengono “ascoltati” quando non si vuole “sentire”..
    Un abbraccio Antonietta cara e buon fine settimana.

    Rispondi

  3. Rebecca Antolini Pif
    Ott 14, 2012 @ 15:42:22

    Ciao Antonietta… serena domenica sera con amicizia Pif

    Rispondi

  4. giselzitrone
    Ott 21, 2012 @ 22:03:28

    Wünsche dir eine glückliche schöne Woche. Grüsse lieb Gislinde

    Rispondi

  5. gageier
    Dic 03, 2012 @ 23:21:25

    Hallo liebe Antonietta eine schöne gute Nacht wünsche ich dir und eine gute Woche wünscht dir Klaus

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